Sulle alterazioni dei globuli rossi nella infezione da malaria e sulla genesi della malenemia : memoria.

  • Marchiafava, Ettore, 1847-1935.
Date:
[1883]
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Credit: Sulle alterazioni dei globuli rossi nella infezione da malaria e sulla genesi della malenemia : memoria. Source: Wellcome Collection.

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    Sulle alterazioni dei globuli rossi nella infezione da malaria e sulla genesi della melanemia. Memoria del prof. E. MARCHIAFAVA e del dott. A. CELLI approvata per la stampa negli Atti dell’Accademia nella seduta del 2 dicembre 1883. (Con due tavole) Fra tutte le alterazioni, che nell’umano organismo determina la infezione da malaria, la più caratteristica è quella che occorre nel sangue e che si chiama mela- enmia (‘). Questa discrasia consiste nella presenza nel sangue di pigmento giallo brunastro o nero, raramente libero, generalmente raccolto entro gli elementi cellu- lari bianchi. È facile verificare la esistenza del pigmento nel sangue, esaminandone uno strato sottilissimo; e nei soggetti morti di febbri perniciose si trova spesso grande copia di pigmento, libero o incluso entro elementi cellulari, nei vasi sanguigni della milza, del midollo osseo, del fegato, del cervello, dei reni, dei polmoni ecc. Quando la mela- nemia è cessata, rimane la melanosi della milza, del midollo osseo, del fegato, cioè la deposizione di granuli e di zolle pigmentarie attorno ai vasi sanguigni e nel tessuto connettivo perilobulare del fegato, verosimilmente entro e attorno i vasi linfatici. La melanosi attesta della melanemia pregressa. La origine di questo pigmento fu da quasi tutti gli autori derivata dalla so- stanza colorante dei globuli rossi, ma non vi è accordo nè sul luogo della forma- zione del pigmento, nè sul modo come veramente accade. Tale discordia risulterà chiaramente dal seguente riassunto storico della melanemia. Le antiche scuole mediche (2) ammettevano che talora nella milza e nel sangue della vena porta si producessero materie nere capaci di divenire sorgente di malattie. La bile nera formava per essi un elemento essenziale della teoria umoristica, e Galeno la faceva accumulare nella milza, e cagionare l’ingorgo dei vasi sanguigni, l’ostruzione degli intestini, e i gravi disturbi nervosi. Lasciando però da parte le ve- dute degli antichi sull’atrabile ed i suoi effetti sull’organismo, fin dal secolo passato si cominciò a notare che alcuni organi si mostravano di colore nero, o nerastro, nelle febbri gravi da malaria. Così ad esempio Lancisi (3) parlando delle alterazioni tro- vate nei morti di febbri palustri dice: Primum in iis qui ob tertianas perni- ciosas occiderunt, ingens malorum sedes sub aspectum venit in abdomine, ubi (') La melanemia, per quanto sappiamo finora, occorre solamente nella infezione da malaria, ed ha caratteri così propri che non si capisce come sia stata confusa da alcuni autori con altri processi patologici, p. e. colle diatesi emorragiche, colla cianosi congenita ed acquisita, col morbo di Addison ccc. (’) Frericlis, Clinica delle malattie del fegato. Traduzione italiana. Napoli, 1867. (3) De noxiis paludum e/Jluviis eorumque remediis. Eomae, 1727. 48*